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martedì 9 febbraio 2010

L'eretica

Oggi vi voglio parlare del mio progetto teatrale, L'eretica.
A dispetto del nome, esso non è ambientato nel Medioevo, ma nei giorni nostri. O meglio potrebbe essere ambientato nei giorni nostri visto che nello spettacolo non ci sono riferimenti precisi di un'epoca.


Chi è l'eretica? L'eretica è una ragazza di cui non si sa molto. Non si sa il suo nome né la sua età né da dove proviene.
Di lei si saprà che era una pittrice, che la cecità è arrivata dopo e così racconta i suoi trascorsi, le sue scoperte seguendo come strada il colore.
L'eretica è una ragazza cieca che, attorno a sé, "vede" il bianco poiché, lo dice lei stessa, deve avere talmente suggestionato la sua mente che adesso, che non vede più niente, le sembra di vedere il bianco. Perché per lei il nulla è il bianco e non il nero.
L'eretica è una ragazza che ha paura del bianco, della sua falsa purezza che cancella tutto e non lascia traccia così come ha paura che il bianco, che lei sente di avere attorno, la cancelli per sempre e che di lei non ci sia più niente come se non fosse mai esistita, ma sarà un sogno, una voce a rivelarle la via quando tutto sembrerà perduto per sempre.



Il titolo ha una doppia valenza: sia che quando lei diceva della sua paura del bianco e che tutti la guardavano come se avesse detto un'eresia, sia come significato etimologico cioè scelta e alla fine sceglierà.
Questa mia drammaturgia è nata appunto da una mia constatazione: che il bianco non sia così innocente come spesso può sembrare, ma che cela un qualcosa di inquietante e di "tenebroso" (come avevo raccontato appunto in questo post) e così ho voluto aumentare questo terrore in una ragazza che, anche se non vede più niente, le sembra di vedere il bianco.
Questo mio (futuro) spettacolo vuole porre l'attenzione sul vedere e sul percepire, far capire che spesso le nostre convinzioni riguardo il vedere non sono poi così veritiere, ma frutto di gabbie mentali e che persino la realtà stessa viene falsata dalla luce.

Voglio farvi un esempio. Nel mio dramma c'è scritto:
Avete presente quando le maestre vi dicono "Il prato è verde...Il cielo è blu". Eppure io ho visto le foglie diventare verdi e il cielo tingersi di viola. E tutto questo grazie alla luce e alla sua assenza.

Che cosa ne pensate? Credete sia qualcosa che valga la pena di essere visto?


P.S.: E' sì un monologo, ma sarà in correlazione agli spettatori visto che alcune volte parlerò proprio con loro.

P.P.S.: Mi sembra superfluo dire che questa mia drammaturgia è di mia completa invenzione quindi guai a chi lo prende anche un piccolo pezzo. Contro di lui si scateneranno tutte le più grandi sfighe del mondo se ciò accadrà.
Modificato

5 commenti:

  1. Ah, quindi si tratta di un monologo, se ho capito bene. Sì, l'argomento è interessante e si riallaccia al discorso sul bianco che avevi postato qualche mese fa. Come ti avevo detto, in un primo momento avevo pensato a un'ambientazione medievale, ma ora che hai spiegato la tua drammaturgia, tutto mi è più chiaro. Immagino anche che tu abbia messo qualcosa di te nella protagonista...il fatto per esempio che sia una pittrice, e che venga considerata una 'eretica'. E un po' mi ricorda pure Giovanna d'Arco, l'eretica per eccellenza, soprattutto alla fine, quando ode le 'voci'.

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  2. Sì è un monologo e sì, ho messo un po' di me. Qui ho voluto aumentare il senso di inquietudine fino a farlo diventare terrore.
    Spero di mettere video sullo spettacolo, ma questo sarà molto avanti.

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  3. A giudicare da quello che ho letto qui... altroché se ne vale la pena!
    Mi è molto piaciuta la tua idea di concentrare l'attenzione sul bianco... forse perchè anche er me il bianco è sempre stato un color un po' inquietante... Mi ricordo che quando ero ricoverata in clinica le pareti delle stanze erano bianchissime... e a me questa cosa quasi m'infastidiva... pensavo che erano così bianche che avrei potuto inciderci sopra la mia storia...
    Ed è bella anche la contrapposizione tra vedere e percepire... penso che gli occhi molto spesso ingannino... così come, a suo modo, anche la mente inganna... per cui finiamo per vedere solo quello che si vuole vedere... Una sorta di percezione selettiva operata da una coazione tra corpo e mente... Ed allora è forse il "sentire" che salva... la chiave che eprmette di afferrare la verità...

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  4. Grazie.
    Non sai, o forse sì, quanto poco riusciamo a vedere perché appunto non si colgono le sottili differenze e sfumature e anche perché non riusciamo a cogliere il tutto perché convinti di quello che vediamo.

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  5. sono d'accordissimo! certe volte sono gelosa lo stesso delle blogger, però hai ragione, noi abbiamo più soddisfazioni!

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Grazie per i commenti