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venerdì 1 gennaio 2010

Affresco Moreschiano

Voglio aprire questo anno nuovo con un post su un laboratorio teatrale, successivo a quello de Il sogno del Vecchio Maggiore, che per me è stato qualcosa simile a un'illuminazione, una rivelazione perché mi ha permesso di scoprire sempre di più quanta forza e ricchezza ho nella voce. Mi rendo conto che parlare degli aspetti della voce sia molto difficile perché non permetto a voi di poter ascoltare, ma spero con le mie parole di farvi visualizzare tutto lo spettacolo.
Lo spettacolo, intitolato appunto Affresco Moreschiano, è basato sul testo di Merda e luce, edito da Effigie, dell'autore contemporaneo, e vivente, Antonio Moresco. Piccola nota: ho avuto la fortuna di conoscerlo visto che ha presentato il libro proprio nella serata del primo giorno.
Infatti, "contravvenendo" ad una regola fondamentale della non-scuola, lo spettacolo non è nato per poi morire nello stesso giorno sul palco, ma è durato per tre giorni consecutivi e per me è stata la prima volta avere, in un certo senso, una tournee. Ma questa piccola contravvenzione ha un suo perché: lo spettacolo non è stato fatto al teatro Rasi come le altre volte, ma alla galleria Ninapì, un luogo usato spesso per mostre contemporanee e qualche volta anche a spettacoli teatrali, ma non permette una grande adiacenza di pubblico e così abbiamo replicato lo spettacolo per altri due giorni.
Lo spettacolo è stato concepito come una visita in una mostra dove al posto dei quadri c'eravamo noi ragazzi quindi erano gli spettatori a muoversi per vederci.
Il mondo di Merda e luce è fatto di creature strane e surreali: una luna partoriente, vari siparisti, una stella e personaggi realmente esistiti come Alessandro Magno, Gengis Khan e Maria Callas.
Io chi ero? Maria Callas.
Quando mi è stato dato il copione, che è stato preso pari pari dal libro con alcune parti mancanti, e ho visto il nome del mio personaggio, ovvero Callas, ho esclamato sorpresa: "Quella Callas?!"
Una leggenda sulla Callas dice che lei per dimagrire, si è ingoiata letteralmente una tenia ed è proprio questa parte ad essere il fulcro del "quadro" Maria Callas: lei e la sua tenia.
Infatti Antonio Moresco aveva immaginato che Maria Callas chiedesse alla tenia di divorarle il lardo per far sì che solo la sua voce potesse risplendere e così la tenia (un'altra ragazza) risponde che, al contrario di chi ascolta la Callas, lei mangia la voce dall'interno e non dall'esterno e che ormai sa a memoria ogni sua aria e alla fine se ne va dicendo che finalmente ha una voce tutta sua.
Naturalmente non ho cantato, il copione non lo richiedeva e poi avrei già perso in partenza, ma attraverso la mia voce volevo far visualizzare il testo proprio perché il testo mi suggeriva ciò quindi quando Maria Callas parlava delle grandi aquile che volano tra le montagne, la mia voce era imponente e "allargavo" ad ogni vocale, soprattutto la 'a'. Poi era il turno dell'"oscura civetta" e così la mia voce era tenebrosa e viscerale. Infine i "grilli sull'asfalto" e la mia voce era squillante fino ad essere un verso acuto e con le dita mimavo dei movimenti scattanti. E tutti questi cambiamenti erano in conseguenza senza alcuna interruzione.
All'inizio del testo poi, mentre la Callas parlava del suo canto, lei si chiedeva se qualcuno avesse mai risposto al suo canto come se questo fosse un richiamo d'amore e così la voce si faceva metà tra il parlato e il cantato. Il tono era suadente ed era lo stesso testo a suggerirmi ciò naturalmente sotto la supervisione della mia guida, Maurizio Lupinelli.
Per la prima volta cercavo di dipingere il testo con la mia voce e questa scoperta per me è stata fondamentale e mi ha permesso di capire che io, con la mia voce, potevo giocare, sperimentare e tutto ciò mi entusiasmava tanto che poi mi ha spinto a iscrivermi a un corso di canto per sviluppare meglio la mia voce.
Spero più avanti di poter postare il video della mia esibizione così per permettere a tutti voi di guardarlo e magari anche dirmi "Guarda che hai sbagliato completamente nello scrivere questo post."
Scherzo ovviamente.

6 commenti:

  1. Davvero curioso questo spettacolo. Purtroppo non conosco Antonio Moresco e i suoi testi teatrali, però ti ripeto ancora una volta che un conto è descrivere quello che fai, seppur in ogni particolare, e un conto è 'vedere' quello che fai, e quindi forza! Pubblica un tuo video al più presto possibile! Così potremo finalmente vedere quello che combini sul palco :-)))))))))

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  2. Immaginavo che mi chiedessi questo XD

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  3. Riuscire ad usare la voce penso sia una delle cose più belle che si possa riuscire a fare... E se, come in questo caso, viene usata sapientemente, può diventare uno strumento davvero potente...

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  4. Sì è una cosa grandiosa soprattutto quando senti che la voce esce da tutto il tuo corpo e che cambia. Questa è una cosa che possono fare tutti: conoscersi attraverso la voce. Non è necessario essere degli attori o cantanti.
    Grazie mille per essere passata. Sei sempre la benvenuta qui.

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  5. L'uso della voce permette un sacco di cose.
    Buon anno cara!!!

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  6. Concordo perfettamente. E' una pazza gioia che dovrebbero farlo tutti, usare pienamente la propria voce. Anche il solo fatto di aprire pienamente la bocca (non fate i maliziosi XD),invece che metà come vedo spesso fare in giro, cambia di molto le cose.
    Buon anno anche a te, carissima!

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Grazie per i commenti