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mercoledì 2 settembre 2009

Io e il teatro

Mai avrei immaginato anni fa che avrei desiderato di diventare un'attrice teatrale! Ma proprio mai!

Oltre alla timidezza, che mi è rimasta, ma non mi lamento poiché credo che possa essere una ricchezza se usata bene, sono sempre stata chiusa. O almeno lo ero. Di sicuro non ero tra le ragazze più ammirate, quelle per cui i ragazzi facevano pazzie. E poi io avevo il mio mondo fatto di disegni e di colori. Piccola nota: tengo a precisare che ho iniziato a dipingere a 19 anni ovvero quando sono entrata in Accademia, da piccola avevo i pastelli.
Però ho sempre inventato storie e personaggi, li disegnavo e li interpretavo. Io facevo tutti i personaggi cambiando a loro la voce e adesso mi rendo conto che questo gioco che facevo da piccola per me è stato un inizio verso quello che avrei fatto in futuro, verso quello che avrei desiderato in futuro.
Mi chiudevo nella mia camera (i miei genitori e i miei nonni dicevano:"Ecco, ora fa la commediante.") e questa diventava per me un mondo completamente nuovo sempre diverso. Anzi, ERO IO a farla diventare così.
Però era un gioco per me e tra di me. Mi ricordo che da piccola guardavo in televisione l'anime Il grande sogno di Maya che parlava di questa ragazza che sognava di diventare attrice teatrale. Io sostituivo 'attrice' con 'pittrice'. Alle medie ho avuto un'esperienza, ma è una cosa che spesso capita. Al primo anno portammo Il flauto magico di Mozart. Naturalmente non cantammo, ma facemmo tutto in playback. Per me era anche la prima volta al Teatro Rasi che avrei reincontrato meglio una decina di anni dopo. Tutti noi ragazzi del primo anno eravamo i popolani, mentre quelli del secondo erano i personaggi principali. Mi ricordo che noi ragazzi del primo anno eravamo impietriti e immobili. Io mi voltai verso le quinte un attimo e vidi la mia professoressa di Musica che muoveva le braccia, gesticolava, sembrava posseduta. E così mi feci possedere anch'io: muovevo le braccia e gesticolavo. Era un tentativo un po' riuscito male per stare lì sul palco però era un primo passo verso quello che sarei stata.

L'anno dopo facemmo L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti, sempre in playback, ma questa volta c'eravamo solo noi e per scegliere la protagonista la professoressa di musica, assieme a quella di Lettere fecero un provino: dovevamo noi ragazze fare la prima scena in cui Adina,la protagonista, cantava la sua aria. Io non venni scelta anche perché tenevo gli occhi attaccati al libro che doveva avere Adina. E così il secondo anno era tutto sul primo atto dello spettacolo e il terzo anno al secondo atto.

Per un po' di tempo non "sentii" più il teatro. Lo andai a vedere al secondo o al terzo anno delle Superiori (e non ho fatto l'Artistico come qualcuno potrebbe pensare, ma l'Agrario. Questa però è un'altra storia). Andai a vedere uno spettacolo della non-scuola che erano tenuti, come ho detto da qualche post fa, dal Teatro delle Albe e da altri registi che in questo laboratorio prendono tutti il nome di guide. Era uno spettacolo tratto da Romeo e Giulietta di Shakespeare, ma non era l'ennesima trasposizione in chiave scespiriana oppure un'altra rivisitazione in chiave moderna mantenendo le stesse parole come nel film di Baz Lurhmann, era qualcosa di irriverente e anche comico, era qualcosa di assolutamente vitale. Protagonisti sono gli adolescenti con le loro pulsioni, il loro modo di fare e soprattutto la loro energia!

Rimasi colpita, ma non feci il laboratorio finché decisi di andare all'Accademia di Belle Arti di Ravenna, la mia città. Al primo anno, con ancora la chiusura dalla mia, scoprì che un ragazzo della facoltà di Scultura, Antonio Rinaldi, stava allestendo, proprio nell'Accademia, uno spettacolo tratto dal mito di Elettra, il corrispettivo femminile di Edipo. Purtroppo era troppo tardi, ma rimasi a guardare le ultime prove. Chiesi poi ad Antonio se potevo interpretare, così per una prova, qualche battuta di Elettra. Lui disse dopo lo spettacolo perché non voleva essere influenzato e così aspettai la fine dello spettacolo, lessi alcune battute seguendo le indicazioni di Antonio e sentendo dentro di me una nuova forza che voleva assolutamente uscire, ma dovetti aspettare qualche mese con il nuovo anno, il secondo.

13 novembre 2003: primo giorno di prove.

I laboratori non-scuola si sono ampliati anche alle Università e così all'Accademia di Belle Arti. Ad Antonio Rinaldi s'è affiancato Eugenio Sideri, regista e drammaturgo della compagnia teatrale Lady Godiva. Piccola nota: qualche anno più tardi scoprirò che lui è stato una delle guide dello spettacolo che ho visto alle Superiori.

Una nuova me si sta rivelando.

IL GRANDE SOGNO DI MAYA (testo intero)

C'è una dolce ragazzina,
forse ancora un po' bambina,
con due occhi neri neri,
ma lucenti e molto fieri.
Lei vuol proprio realizzare
il suo sogno e diventare
un'attrice preparata,
molto brava ed affermata.

Ritornello:

Maya, è difficile e tu lo sai,
ma come sempre insisterai.
Maya, tu non t'arrenderai
ed alla fine ci riuscirai.
Maya, il tuo sogno realizzerai
e un'attrice diventerai.

Non è facile studiare,
imparare a recitare,
ma lei sa che per riuscire,
lei dovrà saper soffrire.
Per fortuna ha molti amici
così anche i sacrifici
a lei sembrano leggeri
e li affronta volentieri.

Ritornello

Per riuscire nella vita
si fa sempre assai fatica.
E' una legge universale
che per ogni uomo vale.
Maya il sogno ha realizzato
per il quale ha lavorato.
Un'attrice è diventata
preparata ed affermata

Ritornello

Ed un' attrice diventerai
ed un' attrice diventerai

Ed un'attrice diventerò.

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