Innanzitutto vi chiedo scusa per la qualità. E' il meglio che posso dare per ora. Appena possibile le sostituirò con altre di qualità migliore. Le foto le ha fatte una mia cara amica (che vuol restare anonima, quindi non chiedetemi chi è) e sono le uniche che ho dello spettacolo. Io sono quella al centro tutta arancione e rosso. La prima foto è stata fatta durante il balletto che ho raccontato (e i due uccelli ai lati mi cospargevano di stelle filanti) l'altra è stata fatta nella scena in cui introducevo Cocò e Augusto al Corifeo e agli altri uccelli. Le ho volute mettere anche perché nonostante ci siano altre persone queste non si distinguono bene sempre per il rispetto della privacy
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lunedì 14 settembre 2009
Gli Uccelli
Oggi vi voglio raccontare del mio secondo laboratorio di teatro, seguito nell'agosto 2004.
Questa volta il laboratorio, poiché estivo, non è rivolto ai ragazzi di ogni scuola, ma ad ogni ragazzo che vuole partecipare. Così mi è capitato di incontrare ragazzi che avevano 10 anni in meno di me e adulti che avevano quasi 20 anni più di me.
Lo spettacolo era su Gli Uccelli di Aristofane, uno dei suoi testi più famosi e le guide erano Maurizio Lupinelli, Alessandro Argnani e Silvia Loddo. All'inizio del laboratorio si fanno esercizi per socializzare poi più si va avanti più si affronta il testo a modo nostro e alla fine abbiamo affrontato il testo di Aristofane nella rilettura di Lupinelli e Marco Martinelli.
Vi racconto la storia: Augusto e Cocò sono stanchi della città di Atene e perciò sono decisi, con un corvo e una cornacchia, di trovare Tereo, l'uomo che diventò la Pupa-Upupa, cioè io, perché vogliono vivere nei cieli proprio come gli uccelli e fondare così una vera e propria città degli uccelli. La Pupa-Upupa, dopo esser stata conquistata da Augusto, convince anche gli altri uccelli e soprattutto il loro corifeo (figura presente nelle opere antiche che fa da guida ai cori) ad accoglierli tra di loro facendoli diventare uccelli. Inoltre si toglierà il potere ai dei togliendo a loro l'odore dei cibi che così andrà agli uccelli poiché nell'antichità, come sostiene Augusto, erano gli uccelli ad essere venerati.
Benissimo, Nubicuculia è stata fondata, gli uccelli vengono coinvolti nelle costruzioni (Tu struzzo porta la calce che faremo il calcestruzzo, Cocò) e già arrivano i primi visitatori: un poeta che vuol cantare già le lodi di Nubicuculia, delle sondaggiste e infine un addetto delle assicurazioni. Ma tutti e tre saranno scacciati prontamente. Arriva il Corifeo che avvisa della venuta di Iride, che parla in francese, la messaggera degli dei. Essi non sono affatto contenti di questa nuova situazione: l'odore dei non arriva più a loro e andandosene avvisa che avranno da pentirsene. Inoltre arriva un uomo che vuole accoppare suo padre e approva le nuove leggi degli uccelli. Augusto, come nuovo re della città, ascolta con attenzione e prima gli dice che è il benvenuto però poi lo rifiuta perché il pulcino dopo che no lo è più, deve prendersi cura di suo padre. Augusto, davvero stressato, chiede alla Pupa-Upupa (rieccomi!) se c'è qualcosa da mangiare e io ordino agli uccelli di apparecchiare le tavole. Augusto è nervoso, ma sa che può contare su Prometeo, la loro spia, che è un doppiogiochista. Ed ecco che compare Prometeo con un ombrello (da spiaggia) che lo protegge dalla vista di Zeus e lo avvisa che verranno tre dei come ambasciatori e gli dice che si dovrà fare la pace però ci dovranno essere delle trattative. Arrivano gli ambasciatori, sono due : Ercole e un dio vichingo. E l'altro? Ci pensa Prometeo, è un doppiogiochista e fa Poseidone e così tra una trattativa e l'altra, tra un cibo e l'altro, la pace si fa.
Alcune cose sono cambiate dal testo originario e non solo perché siamo partiti da una riscrittura, ma anche perché era il numero dei ragazzi a condizionare i personaggi. Infatti di ruoli stabili per tutto lo spettacolo eravamo io, il Corifeo e la ragazza che interpretava Cocò (che in realtà è un maschio, ma la ragazza aveva i capelli corti e poteva interpretare un maschio). Augusto era interpretato da tre ragazzi, creando così sconcerto a Cocò, e gli altri ragazzi, quando non avevano altri ruoli, facevano il coro degli uccelli.
Le indicazioni di Lupinelli per la Pupa-Upupa erano che io dovevo sembrare molto frivola, un po' stupidotta, insomma non dovevo avere nessuna traccia di maschile ed ero molto presa da Augusto. In una scena poi era previsto che io dovessi ballare sotto le note di I will survive "...perché alla Pupa piace ballare." diceva Lupinelli. Come ballare? Manco ballo davanti ad una persona, figuriamoci davanti ad un pubblico. Ma poi nello spettacolo mi sono scatenata e così quando alla fine dello spettacolo, e dopo aver ricevuto gli applausi e fatto i ringraziamenti, hanno rimesso la canzone, io mi sono rimessa a ballare di nuovo. Devo dire che Lupinelli, da tutti chiamato Lupo, è di una severità incredibile, ma di quella severità che ti spinge di migliorare sempre di più quindi colgo l'occasione di ringraziarlo e poi mi ricordo affettuosamente di una cosa che mi ha detto ancora prima che ci venisse assegnato il ruolo: "La tua voce ha ventimila colori."
Il nomignolo di Pupa-Upupa mi è rimasto per molto tempo tanto che una volta che stavo uscendo dall'ospedale, uno che stava entrando in quel momento mi fa: "Ciao Pupa!" Mi sono vergognata un casino.
Le foto che seguono sono state fatte durante lo spettacolo.
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