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martedì 30 settembre 2014
giovedì 25 settembre 2014
Moon child
Sarei potuta nascere albero. Oppure uno qualsiasi degli animali della Terra. Oppure una splendente pietra.
Tutto il mondo richiamava a gran voce la mia nascita.
I rami chiesero al vento di farli ondeggiare, gli uccelli volarono in circolo e le pietre cercavano di mandare messaggi luminosi.
Tutto il mondo chiedeva alla luna: "Da' a me quel seme. Io lo crescerò con la massima cura."
Così la luna, di fronte a tutte quelle richieste, decise di liberare il mio seme che sarebbe andato a chi l'avesse preso per primo.
Tutto il mondo rimase estasiato. Sarei stata amata ma dall'alto di un faro, una coppia illuminò il mio seme con una luce fasulla e lo catturò.
Così io sono nata umana e quando guardo quello che sarei potuta essere, mi rammarico di non esserlo.
Quando mi potrò sentire a casa?
Tutto il mondo richiamava a gran voce la mia nascita.
I rami chiesero al vento di farli ondeggiare, gli uccelli volarono in circolo e le pietre cercavano di mandare messaggi luminosi.
Tutto il mondo chiedeva alla luna: "Da' a me quel seme. Io lo crescerò con la massima cura."
Così la luna, di fronte a tutte quelle richieste, decise di liberare il mio seme che sarebbe andato a chi l'avesse preso per primo.
Tutto il mondo rimase estasiato. Sarei stata amata ma dall'alto di un faro, una coppia illuminò il mio seme con una luce fasulla e lo catturò.
Così io sono nata umana e quando guardo quello che sarei potuta essere, mi rammarico di non esserlo.
Quando mi potrò sentire a casa?
Bambino d'acqua e la luna di Jessie Willcox Smith
Queste parole erano rinchiuse dentro di me da diversi anni e le ho scritte per una di quelle tante storie che ho iniziato e mai finite.
Un senso di estraneità che sentivo quasi come se mi affliggesse, un disagio che provavo molte volte e la miglior soluzione era quella di andarsene da quel luogo e così mi sono immaginata questa nascita.
Sentirsi terrestre e aliena allo stesso tempo.
domenica 21 settembre 2014
Un ricordo arcaico di infanzia
Avete dei ricordi d'infanzia che vi sembrano appartenere a un tempo molto più antico?
C'è questo mio ricordo di me e mia nonna materna che, crescendo, ha acquistato sempre più importanza per me.
All'apparenza può sembrare banale, ma ha in sé un significato molto profondo.
Potete immaginare come, avendo avuto nonne romagnole, e stando quasi sempre coi nonni materni, io abbia assistito tante volte e guardato mia nonna che cucinava.
La vedevo fare la pasta in casa (ogni tanto faceva piegare anche a me i tortellini) ma c'era un atto che era quello che facevo sempre e mi piaceva un sacco.
Da un piatto con chicchi di riso, dividevo il riso buono da quello cattivo.
Ora, se vi piacciono le fiabe e le avete sempre lette, questo atto vi sembrerà familiare.
Infatti accadeva spesso nelle fiabe che al o alla protagonista veniva chiesta questa prova dalla vecchia.
Questa prova però era impossibile da ultimare perché di riso ce n'era un sacco.
E così succedeva che venivano fuori gli Aiutanti ovvero altre entità che prendevano il posto del bambino o bambina e lo ultimavano.
Potevano essere animali umili come formiche o topi oppure oggetti come la bambola di Vassilissa.
Può essere riso o frumento o grano, sempre chicchi piccoli.
Ma cosa significa separare il buono dal guasto?
E qua mi affido a Donne che corrono coi lupi della Clarissa Pinkola Estés.
Ebbene, parlando appunto della fiaba di Vassilissa, spiega questo atto.
(...) Il frumento buono, quello toccato dalla ruggine, i semi di papavero e l'immondizia sono tutti resti di un'antica farmacopea. Queste sostanze sono usate come balsami, unguenti, infusioni e impiastri per trattenere altre medicine sul corpo. Come metafore, sono anche medicine per la mente; alcune nutrono, altre danno il riposo, alcune provocano languore e altre stimolano. Sono sfaccettature dei cicli Vita/Morte/Vita,. Baba Jaga non soltanto chiede a Vassilissa di separare questo da quello, di sapere la differenza tra cose dello stesso genere - come tra il vero amore e il falso amore o fra la vita che nutre e la vita distrutta - ma le chiede anche di distinguere una medicina dall'altra.
Come i sogni, che si possono comprendere a livello oggettivo ma trattengono comunque una realtà soggettiva, questi elementi di cibo/medicina sono una guida simbolica. Come Vassilissa, dobbiamo selezionare gli aspetti psichici curativi, selezionare per comprendere che il cibo per la psiche è anche medicina per la psiche e spremere la verità, l'essenza da questi elementi per trarne nutrimento (...)
Qualche giorno fa poi un amico mi ha inviato un video tratto dal film 8 e 1/2 di Federico Fellini e c'era un ricordo d'infanzia scatenato da delle parole senza senso ovvero Asa-Nisi-Masa.
Non avendo mai visto il film, ma lo farò, mi ritrovo davanti ad una scena che magari ho percepito diversamente da quello che era l'intento del regista.
Ecco, mi sembra quasi di ritrovare la stessa sensazione di me e i chicchi di riso, lo stesso ricordo arcaico, quasi mitologico.
Sempre ritornando al mio ricordo, non credo che mia nonna avesse intenzione di farmi capire ciò che intende la Estés (oppure non lo so). Immagino volesse condividere con me un momento, ma credo si tratti anche di un passaggio. Immagino che anche lei da bambina avesse fatto lo stesso e così ancora e ancora e ancora nel passato.
Un legame che si sta instaurando e la Donna Antica si sta risvegliando.
Avete anche voi dei ricordi simili?
Asa-Nisi-Masa! Asa-Nisi-Masa! Asa-Nisi-Masa!
(vai qui per leggere il significato junghiano legato al puer aeternus di 8 e 1/2)P.S.: Ci sono altre fiabe dove la prova invece consiste di raccogliere tutto il riso o altro.
P.P.S.: Non ho trovato illustrazioni che possano raccontare questo atto però desidero condividere questa foto che, anche se non parla di separazione di cereali o di raccoglierli tutti, la trovo esemplare.
by Le Quang
Il legame per esempio tra Vassilissa e Baba Jaga è differente tra quello tra la strega e Hansel e Gretel.
Seppur terribili entrambi, Baba Jaga educa Vassilissa mentre invece la strega di Hansel e Gretel desidera distruggerli.
I due bambini non si rafforzano grazie a lei, ma come conseguenza di una volontà di sopravvivere.
Vassilissa è conscia del cammino che sta percorrendo.
E' come se fosse un'iniziata.
martedì 16 settembre 2014
Un anno con Kai
E così il 14 è passato un anno da quando Kai è qui con noi.
Chi è Kai? E' un cane e se ho aspettato un anno prima di parlarne è perché ha una storia un po' complessa come un po' tutti i cani che provengono dal posto da dove l'abbiamo preso: il canile.
A dir la verità ho accennato di lui nell'ultimo post del dicembre scorso.
Per me è la prima volta che tengo un cane in casa.
Il primo cane in famiglia era quello dei miei nonni, un bastardino che si chiamava Kim, morto quando io ero ai primi anni delle elementari.
Al canile c'è andata prima mia madre e disse di aver trovato il cane per lei.
Possiamo dire che si è trattato di innamoramento a prima vista.
Ci andai anch'io al canile assieme a mio fratello e alla sua morosa.
Immagino che il primo impatto con il canile sia stato attraverso questa scena.
Ciò che c'era era molto peggio.
giovedì 11 settembre 2014
Per Daniza
Ormai la notizia la sapete già.
Ora che Daniza è morta, vorrei tanto sapere come è andato davvero "l'incontro" con il cercatore di funghi.
Alcuni sospettano che il cercatore, visti i cuccioli, si sia avvicinato troppo suscitando così la furia dell'orsa.
Anche perché l'attacco è proprio l'ultima risorsa alla quale ricorrono gli animali selvatici. Preferiscono intimidire.
Ma qui stiamo parlando di una madre con cuccioli e se sente anche il solo pericolo, credo sia pronta a tutto per difenderli.
Ma quello che più mi chiedo e vorrei sapere: si sapeva che in quella zona ci stava l'orsa?
Daniza era stata portata dalla Slovenia per ripopolare i nostri boschi grazie al progetto Life Ursus (qui potete vedere le prime immagini di Daniza assieme a una ricostruzione dei fatti)
Non dovrebbero esserci zone off-limits per gli umani oppure si sapeva e tutto ciò è stato ignorato?
Insomma, questa morte poteva essere evitata.
E se invece tutto quello che dichiara il cercatore fosse vero, era proprio necessario volerla catturare?
Ciò che ha fatto non è stato sintomo di follia.
Non è stato un sintomo di animale ingestibile.
Era pressoché normale.
Almeno per l'orsa.
Il fatto è che quando sai di entrare nella natura, bisognerebbe sapere quali sono i pericoli e le dovute precauzioni.
Ci sono alcuni che appena vedono un animale selvatico, soprattutto cucciolo, il loro istinto è di abbracciarlo perché inteneriti, ma non sanno del grave pericolo al quale li espongono.
Non sto parlando solo del pericolo che la madre li attacchi, ma anche il fatto che si imprime a loro il nostro odore rendendo quasi irriconoscibile il cucciolo alla madre. Conseguenza? L'abbandono.
Ritornando a Daniza, che cosa è andato storto con l'addormentamento?
Davvero era un modo subdolo per ucciderla, come si sostiene, oppure c'è stato uno scambio? O il dosaggio era sbagliato tanto da renderlo micidiale?
Andando a cercare su di lei, ho letto che non è stata la prima volta per Daniza e c'era già stato un incontro un po' troppo ravvicinato.
Ma le responsabilità dove stanno?
Non credo proprio che un animale possa capire il concetto di "confine".
Intanto che Daniza riposi in pace.
E adesso, che ne sarà dei cuccioli?
Aggiornamento 17 settembre 2014:
Visto che cadere nella disinformazione è facilissimo allego qua due link (questo e questo) sulla storia, per far maggiore chiarezza.
martedì 2 settembre 2014
Quando le immagini valgono mille parole. Quelle sbagliate
Si dice appunto che un'immagine valga mille parole. Ma siamo sicuri che siano quelle giuste? E soprattutto, quanto ci lasciamo condizionare?
Guardate attentamente questa foto
Altri post che parlano di questa foto: qui e qui
Guardate attentamente questa foto
Immagino l'abbiate già vista da qualche parte.
Scattata nel 1993 da Kevin Carter, l'anno dopo vinse il Pulitzer della fotografia.
Da foto di denuncia (la carestia e la malnutrizione) divenne la foto della vergogna per il suo autore.
Il fotografo fu percepito peggio dell'avvoltoio raffigurato.
Che fine ha fatto il bambino? E' morto e l'avvoltoio si è cibato del suo cadavere?
Non poteva il fotografo salvarlo che fare il suo lavoro?
Davvero per lui la vincita di un premio così importante vale molto di più della vita di un bambino?
Le accuse erano davvero infamanti da portarlo alla depressione fino al suicidio il 27 luglio 1994.
Ma qual è la verità dietro tale foto?
Purtroppo tutto ciò che era stato pensato si rivelò falso.
Dico purtroppo perché il fotografo fu trattato alla stregua di assassino.
Uno potrebbe pensare dopo che, essendo nel giusto, non doveva aver dubbi di sé.
Immagino sia molto difficile vivere con queste accuse sulle spalle e inoltre non credo che i più lo avrebbero ascoltato e se succedeva, avrebbero preso le sue frasi come semplici scusanti.
Ai loro occhi lui non sarebbe cambiato.
Alla fine la verità è venuta fuori.
In realtà il bambino si era un attimo allontanato da un centro missione dell'Onu (al polso vediamo una fascia che davano ai bambini per distinguere quelli che avevano una maggior urgenza di alimentazione e non si è accasciato perché "...rassegnato al suo destino..." come si diceva.
Come si sa questo?
Kevin non era solo quel giorno.
Il bambino non muore e l'avvoltoio non si è cibato del suo cadavere, ma questo la fotografia non dice.
Una cosa che non si bada molto è nei dettagli per esempio quella fascia al polso poteva incuriosire e invece pochissimi hanno davvero esaminato la foto.
Dico questo anche perché vedo come le bufale stanno riempiendo le nostre teste.
Di primo sguardo potremmo pensare appunto che il bambino muore dopo che la foto fu scattata.
E inoltre, mai come in foto del genere sia utile la mente fredda, ragionare lucidamente.
Questo post è un omaggio a questo fotografo che voleva denunciare un'ingiustizia e fu trattato ingiustamente.
Altri post che parlano di questa foto: qui e qui
P.S.: Segnalo che tutta la storia di lui e del suo gruppo di fotografi ovvero Greg Marinovich, Joao Silva e Ken Oosterbroek (lo stesso Ken citato nell'ultima lettera di Kevin scritta prima di morire) in Africa è rappresentata in questo film. Taylor Kitsch è Kevin Carter.