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mercoledì 29 gennaio 2014

Nel mondo del teatro con Il grande sogno di Maya (terza e ultima parte)

Scusate se in questi giorni non ho postato niente, ma sto lavorando a una cosa che riguarderà tutti voi.
Intanto ho ripescato questo post lasciato incompiuto.
Per chi non avesse letto le prime due parti (qui la prima parte e qui la seconda), da tempo mi sono accorta quanto nel manga Glass no kamen (conosciuto anche attraverso la trasposizione anime anni Il grande sogno di Maya), ci fossero delle indicazioni sul teatro.
Cercando di spoilerare il meno possibile, ecco ciò che ritengo importante.
In quest'ultima parte, il sogno di Maya di interpretare la Dea Scarlatta diviene più palpabile.
Cos'è la Dea Scarlatta? Per chi non la conosce si tratta di un'opera (fittizia) scomparsa dopo che la protagonista, Chigusa Tsukikage, rimane ferita in un incidente che le sfregia metà viso durante lo spettacolo.
Passano gli anni e lei trova due possibili candidate: Maya Kitajima e Ayumi Himekawa, rivale e coetanea.
Di cosa parla quest'opera? E' ambientato più di 600 anni fa in Giappone e c'è una guerra. Si vede apparire nel cielo la Dea Scarlatta, lo spirito del susino. Per fermare la guerra sarà coinvolto uno scultore ed ex brigante Isshin. Successivamente Isshin perde la memoria e sarà curato da Akoya. I due s'innamorano, ma lui non sa che Akoya è una delle forme della Dea Scarlatta e in più teme che acquistando la memoria, lui la perderà. Infatti tutto quello che deve fare è intagliare una statua votiva con il legno del susino.
Passiamo adesso al post. 
A differenza dei due precedenti post, in questo non ci saranno le pagine.
Motivo? Non erano segnate.



"Maya è difficile e tu lo sai, ma come sempre insisterai..."
Io insisto, ma la Miuchi è una zuccona.
Neanche a me vuole dire niente.



Volume 33

Presidente dell'Associazione Nazionale dello Spettacolo: (guardando la seconda versione di Lande dimenticate) Ho capito. L'intera sala funge da spettacolo... (...) Senza rendersene conto, anche il pubblico diventa parte dello spettacolo. (...) All'inizio gli spettatori sono stati gli ospiti del ricevimento che ha visto la discussione tra il barone e Stewart. Poi sono diventati i muri della stanza di Jane. In seguito gli osservatori nell'ombra della ragazza lupo Jane...
In questo modo gli spettatori non se ne andranno mai a spettacolo in corso perché ne fanno parte.

P.A.N.S.: (sempre riferendosi alla versione appena vista) Il pubblico è stato assimilato allo spettacolo. Attori e pubblico condividono le stesse scene, respirano la stessa aria, provano le stesse emozioni... Senza rendersene conto, gli spettatori hanno l'illusione di far parte del dramma! Niente di più efficace per sviluppare un senso di vicinanza e forte collaborazione... Diversamente dalle immagini di tv e cinema, il teatro è vivo. L'aria che respirano gli attori è la stessa che respira il pubblico. Lande dimenticate è uno spettacolo che dà il senso del reale.


martedì 21 gennaio 2014

R.I.P. Claudio Abbado



Era solo qualche giorno fa quando guardavo su Rai5 la Quinta Sinfonia di Beethoven diretta da Claudio Abbado con la Berliner Philarmoniker



Cercavo di imprimere nella memoria i suoi gesti e le sue espressioni, studiavo le sue mani.
Tutto il corpo era preso da una vibrazione interiore, da un'ondata di energia.
Così quando ieri ho appreso della sua morte per me è stato un duro colpo.
80 anni, da tempo conviveva con una grave malattia.
Non l'ho mai visto dal vivo però da tempo sapevo del suo grande impegno di introdurre la musica classica ai giovani, ai lavoratori, di far capire che questo tipo di musica non è qualcosa di elitario, non è solo roba da salotti.
Guardando il suo curriculum si possono vedere premi, riconoscimenti, tutte cose che possono fare onore, ma credo che ciò più gli fa onore è il suo impegno per quanto riguarda la cultura, un impegno costante per svecchiarla, per toglierla dalla polvere come è successo per la riapertura del Teatro Massimo di Palermo da anni chiuso.


giovedì 16 gennaio 2014

CoglioneNO... Cos'altro dire?

Il Creativo... 
Razza aliena di età indefinita.
Parla per concetti astrusi e spesso non segue un filo logico.
Il suo manto è spesso variegato in diversi colori e trame spesso contrastanti tra di loro.
La sua vita non segue un ordine prestabilito
Ma soprattutto è un parassita!



I tre video sull'iniziativa CoglioneNO sono diventati pressoché virali e molti hanno commentato, molti hanno detto la loro.
In particolare i tre video si focalizzavano su chi è giovane, chi è creativo e chi è freelance facendo una semplice domanda: a un idraulico, giardiniere o antennista direste magari "Il progetto non ha budget?" anche magari a fine realizzazione, ma in compenso c'è la visibilità.
Ho subito condiviso i video pensando soprattutto che chi fa un lavoro, dà un servizio e perciò deve essere pagato quanto gli spetta.
Bada bene che nella frase non sto facendo nessuna distinzione se uno sia creativo o no.

Eppure...

martedì 14 gennaio 2014

Acting History, un laboratorio teatrale sui personaggi storici



Prima o poi un attore, che sia cinematografico e/o teatrale, dovrà affrontare un personaggio storico o comunque legato al passato.
La sua recitazione dovrà innanzitutto non essere solo credibile come personaggio, ma anche tenere conto che non è coevo agli spettatori.
Ogni persona è figlia della sua epoca e ogni persona è contemporanea al suo periodo.
Anche se sono personaggi legati al passato, questo non vuol dire che siano lontani da noi.
Alcune cose al giorno d'oggi saranno inconcepibili però alla fine sono sempre persone.
Sono quelle piccole differenze ad essere sostanziali.
Vengo a sapere oggi di un laboratorio teatrale qui a Ravenna chiamato Acting History, l'interpretazione di personaggi storici tra cinema e teatro

Non so bene cosa ci sarà, ma vedendo il programma (vai qui) c'è da chiedersi "Perché no?"
Io sono curiosa.

Il laboratorio si terrà al Centro Valtorto (via Faentina 216, Ravenna) ed è dal 6 al 9 marzo, impegno tutto il giorno con finalizzazione di uno spettacolo estivo.
Bisogna candidarsi mandando curriculum (breve), foto, link del video presentazione (indicato perché così si vede come si viene filmati visto che, da quel che mi sembra di aver capito, si verrà filmati) a info.pandaproject@gmail.com con oggetto: Acting History
Si selezioneranno i partecipanti (max 10)
costo: 150 euro
sconto su B&B per chi viene da fuori e per gli under 30




lunedì 13 gennaio 2014

Super 8 di Anna Castagnoli



Anni Settanta. Venti di libertà soffiano sul mondo, accendendo nelle persone nuove speranze, idee, emozioni. Ma anche paure, inquietudini, disagi prima del tutto sconosciuti. La piccola Anna è figlia della sua epoca: pronta ad affrontare ogni avventura con passione ed entusiasmo, trascinata da un istinto vitale e da un'immaginazione che paiono senza limiti. E d'altra parte fragilissima, delicata, esposta alle intemperie e ai colpi di un mondo adulto pieno di misteri, contraddizioni, reticenze. Perché se sei un bambino la libertà può essere il più meraviglioso dei doni, ma anche il più pesante dei fardelli, a portarlo tutto da solo.

(dalla quarta di copertina)


Da quanto tempo ormai leggo il blog di Anna Castagnoli, autrice e illustratrice?
Non lo saprei dire e non mi ricordo neanche come ci sono arrivata.
So solo che appena letto, me ne innamorai.
Mi piace un sacco la sua acutezza, la sua intuizione, il suo modo di vedere le cose.
Così quando lessi che in un libro aveva raccontato della sua infanzia, mi dissi subito che dovevo leggerlo.
Edito da Topipittori, rappresenta per Anna il suo debutto nella narrativa, un'autobiografia.

Quando si tratta di leggere un'autobiografia, la mia curiosità freme ma allo stesso tempo, mi sento come se quella persona abbia deciso di rivelare a me alcuni suoi ricordi, che abbia deciso di confidarsi.
Quindi mi sento sempre di leggere come se camminassi in punta di piedi.
Proprio come il Super 8 del titolo (formato della Kodak introdotto nel 1965 usato ampiamente per i video amatoriali e anche per alcuni professionali), si hanno come diversi filmati, ma c'è soprattutto un paragone che mi viene da pensare riguardo al libro ed è vedere la luce di una stella.
Leggere il libro, leggere le sue impressioni ancora vivide è stato come vedere la luce di una stella.
La luce è il ricordo che quella stella ci lascia e non sai se sia viva o morta.
Tutto nel libro sembra acquisire vita soprattutto la natura.
Non più natura matrigna come viene vista da chi ha così tanta esperienza da sentirsi intrappolato, ma amica, compagna, custode.
Tutto è vivo, tutto la sta aspettando, lì in attesa di qualcosa di grandioso, e Anna adulta ci guida a conoscere Anna bambina, la sua famiglia, i suoi amici, le sue avventure e le sue marachelle.
Inoltre nel libro si parla della morte dell'infanzia, dell'accorgersi che qualcosa sta cambiando, di essere a contatto con la morte, una cerimonia di gesti rituali, una lenta danza racchiusa in se stessa.
Dov'è la spontaneità in quella danza?
E come si potrà conciliare questa danza con quella che Anna, come qualsiasi altro bambino, sta sentendo?
E come si potrà armonizzare la danza di un bambino con quella degli adulti?
Il libro si chiude con alcuni piccoli avvenimenti, anche di non grande importanza se visti con la mentalità di un adulto, e alla fine una nota di amarezza.
L'infanzia, quest'età dolce e amara, dove si assaggia per la prima volta la vita e ci si scontra con gli adulti.
Cerco di ricordarmi il viso di Anna come lo vedevo prima di leggere il libro.
Tutto sembra aprirsi in una nota di spontaneità.
L'ho vista ancora tra gli alberi, l'ho vista in una risata cristallina.
Che abbia visto la luce della stella?
Non lo so, ma se avessi conosciuto Anna quando era bambina le avrei chiesto di insegnarmi ad arrampicarmi sugli alberi.
Si tratta di un libro che fortemente consiglio, di facile lettura, estremamente evocativo e in qualche maniera familiare anche se non si sono vissute le medesime esperienze.


Qui intervista di Anna Castagnoli sul libro 

sabato 4 gennaio 2014

Un grande artista può celarsi in chiunque

Avvertenza: Questo post è tratto dalla visione del film della Pixar Ratatouille perciò, se qualcuno non l'ha visto, avverto che ci sono SPOILER!!!





Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco, pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio; prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cena, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull'alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere! In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau "Chiunque può cucinare!", ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. È difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau's e che secondo l'opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia! Tornerò presto al ristorante Gusteau's, di cui non sarò mai sazio.

(l'articolo di Anton Ego, preso da wikipedia)


E così ieri sera è stata un'occasione per rivedere il film Ratatouille della Pixar, un film assolutamente magico, una computer grafica sopraffina e devo dire che ti tiene in pugno. Almeno per me è stato così.
Cosa dire poi del messaggio finale di Anton Ego? La prima volta che l'ho visto mi sono commossa e ancora nel rivederlo e questo suo articolo fa nascere in me delle riflessioni sull'arte.


All'arte non interessa quali siano le tue origini.